Teatro Niccolini

Via Ricasoli, 3/5
50122 Firenze (FI)
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Teatro Niccolini

In galleria gli operai stuccano i muri, sul frontone del palcoscenico un restauratore ripulisce i fregi mentre al pian terreno le maestranze lavorano al foyer, al bookshop

In galleria gli operai stuccano i muri, sul frontone del palcoscenico un restauratore ripulisce i fregi mentre al pian terreno le maestranze lavorano al foyer, al bookshop, al bar che affacceranno su via Ricasoli. È come un viaggio nel cuore di un luogo che sta per tornare a pulsare. Dentro i 5 mila metri quadrati del vecchio Niccolini, che è stata la “casa” di Paolo Poli e Carlo Cecchi e dove Carmelo Bene commosse tutti recitando Leopardi. Un pezzo di storia della città. Dalla platea al tetto, dalle cui finestre sembra di toccare il Duomo. In cima al palazzo, l’architetto Andrè Benaim ragiona della luce: nel 700 arrivava dal tetto attraverso un grande ovale, ora si prevede un’illuminazione artificiale a globi in sala, un gioco di specchi nell’ovale. Nell’antico palco del granduca si lavora alle pareti. Sul loggione nascerà un palchetto da 35 posti, la ringhiera in ghisa novecentesca verrà rialzata fino a un metro per ragioni di sicurezza. Una moquette ignifuga verrà stesa in galleria e in platea, due scale condurranno ai palchi che non saranno separati uno dall’altro. Un’ebbrezza inusitata vista la sobrietà del posto assale lo sguardo del visitatore.
E però venti anni di oblio hanno quasi cancellato nei fiorentini la memoria di questo teatro: passando nemmeno si fa caso all’insegna che ancora campeggia sulla facciata dell’antico palazzo Ughi invasa dal dehors di un ristorante. Ma la riscossa è scattata: «Vogliamo inaugurare a fine anno» giura il patron Mauro Pagliai. Servirà una corsa folle per finire in cento giorni: rifatti gli impianti, consolidata col carbonio la copertura, abbozzato il piano terra ora servirà il grande scatto. Quello per finire il restauro del palco, del loggione, allestire il teatro, montare le 408 sedute, creare la libreria, il caffè letterario, l’ingresso, la biglietteria. Non è uno scherzo. Ma Pagliai, l’editore-mecenate che ha rilevato il vecchio teatro del Cocomero nel 2007 dalla famiglia Ghezzi ci crede: «Vi avrei fatto vedere com’era qui. I danni dell’occupazione, il tetto sfondato cascato in platea, gli impianti nemmeno esistevano: qui dentro la figlia di Charlie Chaplin ha voluto girare un documentario sul “fantasma del teatro”, diceva bene della decadenza. Oggi mi sembraoro. Questa era un’operazione da enti, non da privati. Possiamo finire per dicembre. E che vuoi che quella sera non venga anche Renzi? Sarà un gran cadeau per la città. Teatro vero e luogo di promozione culturale 365 giorni l’anno». Se negli anni da sindaco Renzi ha potuto dire di aver impedito la chiusura della Pergola, il successore Nardella potrà dire addirittura di averne riaperto uno. Non che Palazzo Vecchio o altri enti pubblici ci abbiano messo soldi: Pagliai non vuole rivelare la cifra dell’investimento ma per i soli lavori del Niccolini fa capire di stare intorno ai 7-8 milioni di euro.
Un regalo anche per i turisti: qui dentro, di mattina e fino al primo pomeriggio, da gennaio in poi l’Opera del Duomo accoglierà i visitatori in attesa di visitare il museo, il Battistero, o la cattedrale con un video promozionale su Santa Maria del Fiore. E il teatro? Lo gestirà la Pergola salvo sorprese. I grandi monologhi, la prosa, sarà un pezzo del cartellone teatrale più prestigioso della città.
Pagliai vede pure un uso versatile della sala: eventi, presentazioni, cene. Il caffè letterario sarà dato in gestione, il bookshop potrebbe tenerselo Pagliai. A Palazzo Vecchio il patron del Niccolini ha chiesto di allargare il marciapiede.