Teatro Niccolini

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Teatro Niccolini

L’ha definita la madre di tutte le battaglie, dice che quello che ha fatto finora non conta quasi nulla, e non c’è dubbio che il prologo di questa battaglia è degno delle attese

Renzi lo tratteggia lanciando la sua campagna per il referendum confermativo di ottobre: «Una gigantesca campagna casa per casa, porta per porta, e io girerò come un globetrotter. Ho bisogno di voi, io mila comitati in tutta Italia, composti da un minimo di io a un massimo di 50 persone». Al teatro Niccolini, a Firenze, il presidente del Consiglio descrive come «un bivio» quello che il Paese ha di fronte, lega le sue riforme costituzionali a uno spartiacque, da una parte ci sarà «l’Italia che dice di si al futuro e dall’altra una che dice sempre no». Lui ovviamente si rivolgerà alla prima parte, «andiamo a sco varla e portiamola a votare», mentre i sondaggi indicano dei trend ancora non cristallizzati, con alcuni istituti demoscopici che danno i si in netto vantaggio e altri che invece prevedono un testa a testa, se non una prevalenza dei no. Ma per Renzi i dati attuali valgono poco. Dice «sono certo che vinceremo». Aggiunge che occorrerà coinvolgere «la popolazione», perché la sfida non appartiene «solo ai dotti professori», per esempio ai tanti costituzionalisti contrari alla riforma. La previsione è che «da qui a ottobre sarà un cammino meraviglioso, con il coinvolgimento dei cittadini, ci divertiremo». E a chi chiede da dove arriveranno i soldi: «Finanziamento dal basso, libertà per ciascuno di contribuire». E anche di dissentire, visto che durante la giornata, prima a Firenze poi a Matera, il premier subisce due contestazioni. Alle quali risponde dicendo che «le cose non le cambia chi fischia ma chi rischia». C’è anche un dato ripetuto in questi mesi, se andasse male: «La rottamazione non vale solo quando la si voleva noi… Se non riesco vado a casa», dice il premier. E racconta anche un piccolo aneddoto: «Obama ad Hannover ha chiesto quanti governi avevamo avuto. Ho detto che erano 63 in 70 anni e si sono messi a ridere. Io non voglio che si rida dell’Italia, voglio che diventi un Paese stabile, dove chi vince governa e i cittadini scelgono». Ieri Matteo Renzi ha anche annunciato che la riforma sulle unioni civili sarà votata, «a naso con la fiducia», fra il io e il 12 maggio. A Palazzo Chigi invece fervono i preparativi per dopodomani: a Roma arriveranno sia la cancelliera Angela Merkel che i vertici della Uè, Jean-Claude Juncker e Donald Tusk. In origine due appuntamenti diversi, ma si starebbe lavorando a fondere i due eventi, con un vertice unico nei saloni del Campidoglio. Agenda, se la saldatura avverrà: in primo luogo, i migranti, poi tutti i principali temi europei, economia in testa. Tante le reazioni, anche dentro il Pd, sulla campagna referendaria. Enrico Rossi, presidente della Toscana, annuncia il suo si in questo modo: «Vengo da una storia, Le unioni civili La legge sulle unioni civili sarà votata, a naso con la fiducia, tra il 10 e il 12 maggio quella del Pci che era favorevole fin dalla Costituzione al monocameralismo, che fu rilanciato da Berlinguer nel 1983 e anche da mgrao». Di marca opposta ovviamente le opposizioni. Matteo Salvini, leader della Lega, è lapidario: «Renzi pericoloso bugiardo, sta svendendo il lavoro, le aziende, il risparmio, la sicurezza, i confini e il futuro degli italiani». Renato Brunetta, Forza Italia: «II fronte del no alle “schiforme” di Renzi continua a crescere, mentre i sì al premier diminuiscono di giorno in giorno. Un trend inequivocabile». I grillini, con Luigi Di Maio, la pensano allo stesso modo: «Renzi lancia la campagna per il referendum costituzionale di ottobre nel bei mezzo di quella per le Comunali di giugno. Devo dire che lo apprezzo: siccome sa bene che nelle grandi città perderà, preferisce guardare avanti. Non si illuda».